Alexandre Dumas, nato a Villers-Cotterêts il 24 luglio 1802 e morto a Puys, località di Dieppe, il 5 dicembre 1870 è stato uno scrittore e drammaturgo francese. Dumas è stato un maestro del romanzo storico e del teatro romantico, ebbe anche un figlio omonimo, Alexandre Dumas, anch’egli diventato scrittore. Le ceneri di Dumas furono trasferite al Panthéon di Parigi il 30 novembre 2002.
Alexandre Dumas è divenuto famoso grazie ai suoi capolavori “Il conte di Montecristo” e la trilogia dei moschettieri formata da “I tre moschettieri”, da “Vent’anni dopo” e da “Il visconte di Bragelonne” e tantissime altre opere letterali.
Di seguito abbiamo realizzato una raccolta completa di frasi di Alexandre Dumas.
Buona lettura 😉
Frasi di Alexandre Dumas
Signore, lo sapete che ho viaggiato molto, che ho passato due anni lontano da lei. Qualunque abitudine si rompe in due anni, credo… Ebbene, al ritorno, io amavo, non di più, che sarebbe stato impossibile, ma come prima.
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
Più amici, più avvenire, più nulla! Le mie forze sono infrante, come il fascio della nostra passata amicizia. Oh! La vecchiaia arriva, fredda, inesorabile; avvolge nel suo velo funebre tutto ciò che riluceva, tutto quello che odorava al tempo della giovinezza; poi si carica sulle spalle il dolce fardello e lo porta con tutto il resto, in quell’abisso senza fondo che è la morte.
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
Dite “Io voglio”, e tutta la mia vita è incatenata alla vostra, e tutto il mio cuore è vostro per sempre.
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
Oh! Se sapeste ciò che è veramente un cuore, vi spiegherei e vi convincerei; un cuore innamorato è più forte di tutta la vostra civetteria e di tutta la vostra fierezza. Una donna non è mai amata, io le credo e Dio m’ascolta; un uomo non ama mai con idolatria se non si sente amato. Lasciate ai vecchi del teatro di credersi adorati dalle civette. L’uomo giovane se n’intende, non prende abbaglio; può avere e la civetta un desiderio, un’effervescenza, un rovello, vedete che vi faccio il campo libero e vasto; insomma, la civetta può farlo impazzire, ma non lo innamora. L’amore, care mie, come lo concepisco io, è un sacrificio incessante, assoluto, intero; ma non è il sacrificio di una sola delle due parti unite. È l’abnegazione completa delle due anime che vogliono fondersi in una sola.
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
Una terra dove l’uomo incensa la donna per farla cadere stordita e poi la insulta quand’è caduta!
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
Gli uomini, che sono sciocchi in molte cose, lo sono soprattutto in questa: che confondono sotto la parola “civetteria” la fierezza d’una donna e la sua variabilità. Io sono fiera, vale a dire imprendibile; tratto male i pretendenti, ma senza alcuna pretesa sotterranea di trattenerli. Gli uomini dicono che sono civetta, perché hanno l’amor proprio di credere che li desidero.
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
L’occhio di una donna sa leggere tutto l’orgoglio o tutta la sofferenza sulla fisionomia dell’uomo amato: si direbbe che, in ragione della loro debolezza, Iddio abbia voluto dare alle donne più di quello che da alle altre creature.
Esse possono celare i loro sentimenti all’uomo; l’uomo non può celare alla donna i propri.
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
C’è, nel modo in cui si fa un elogio, nella voce del lodatore, nel suo accento affettuoso, un veleno così dolce che l’animo più forte ne rimane talvolta inebriato.
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
Ecco una donna la quale non si immagina che noi andiamo alla morte per lei!
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
Oh! Tu non mi hai mai amato, perché non mi hai mai guardato così!
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
L’amore assolve tutto, Raul.
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
La felicità della donna che si ama, quando questa felicità viene da un rivale, è una tortura per un geloso. Ma per un geloso com’era Raul, per questo cuore che per la prima volta si impregnava di fiele, la felicità di Luisa era una morte ignominiosa, la morte del corpo e dell’anima.
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
Una madre perdona sempre, è venuta al mondo per questo.
(Alexandre Dumas)
E, dal giorno prima, egli si era preoccupato continuamente di questa ragazza al punto di non pensare che a lei, di non desiderare che lei; dal giorno prima, la sua immaginazione s’era divertita a vestire l’immagine di lei di tutte le grazie che le mancavano; lui, insomma, assediato da tanti affari, che tante donne desideravano, aveva consacrato, dal giorno prima, tutti gli istanti della sua vita, tutti i palpiti del suo cuore, a quest’unico sogno.
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
È che, infatti, quei quattro uomini, d’Artagnan, Athos, Porthos e Aramis, erano venerati da chiunque portasse la spada, come nell’antichità erano venerati i nomi di Ercole, di Teseo, di Castore e di Polluce.
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
Oh! Non temete nulla, siete amato, siete amato, di Guiche. Sentite tutto il valore di queste parole? Esse significano che voi potete andare a testa alta, che potete dormir tranquillo, che potete ringraziare Iddio in ogni istante della vostra vita! Siete amato: questo significa che potete comprendere, sentire tutto: anche il consiglio di un amico che vuole conservarvi la vostra felicità. Siete amato, di Guiche, siete amato! Non dovrete passare quelle notti atroci, quelle notti senza fine che, con l’occhio arido e il cuore divorato, attraversano altre persone destinate a morire.
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
“Credo, o almeno spero,” fece Raul, cupamente, “che ciò che amo sia degno di me, ma se fosse vero che è un amore indegno, come voi tentate di farmi credere, signor Duca, me lo strapperò cuore, dovessi strapparmi con l’amore anche il cuore”.
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
Bisogna volere quel che si vuole, a meno che non si possa quel che si vuole.
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
Si ama sempre ciò che nuoce.
(Alexandre Dumas – “Il conte di Montecristo”)
Ciascun uomo ha la sua passione che lo rode internamente, nel fondo del cuore, come ciascun frutto ha il suo verme.
(Alexandre Dumas – “Il conte di Montecristo”)
Quando mio padre cospirava, non era per l’Imperatore, ma contro i Borboni, perché mio padre aveva in sé questo di terribile, che non combatté mai per le utopie non realizzabili, ma per le cose possibili, e applicò alla riuscita di queste le terribili teorie della Montagna, senza indietreggiare di fronte a qualunque ostacolo.
(Alexandre Dumas – “Il conte di Montecristo”)
Un uomo che ama si tradisce.
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
La cosa meno comune nella storia così complicata dell’amore è la duplice inoculazione dell’amore in due cuori: nessuna simultaneità come nessuna eguaglianza: l’uno ama quasi sempre prima dell’altro, l’uno finisce d’amare quasi sempre dopo l’altro.
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
Sì è un uomo che amo e che ammiro: lo amo perché è buono, grande, leale; lo ammiro perché rappresenta per me il punto culminante della potenza umana; ma, pur amandolo e ammirandolo, lo temo e lo prevengo.
(Alexandre Dumas – “Il visconte di Bragelonne”)
Non lo so. Da dove viene in noi l’amore e l’odio?
(Alexandre Dumas – “Il conte di Montecristo”)
“Ti ricordi di tuo padre, Haydèe?”
“Egli è qui, e qui” disse lei, mettendo la mano sul cuore e sugli occhi.
“Ed io dove sono?” Domandò sorridendo Montecristo.
“Tu?” Disse lei. “Tu sei dappertutto”
(Alexandre Dumas – “Il conte di Montecristo”)
Stima te stesso e sarai stimato.
(Alexandre Dumas – “Il conte di Montecristo”)
“Mercedes!” Ripeté Montecristo “Mercedes! Ebbene sì, voi avete ragione, questo nome è dolce ancora da pronunciare, ed ecco la prima volta, dopo lunghi anni, che risuona chiaro sulle mia labbra. Ah, Mercedes! Il vostro nome io l’ho pronunciato coi sospiri della malinconia, coi gemiti del dolore, colla rabbia della disperazione; l’ho pronunciato gelido per il freddo, rattrappito sulla paglia della mia cella; l’ho pronunciato divorato dal caldo, l’ho pronunciato rotolandomi sul pavimento del carcere. Mercedes, bisogna ch’io mi vendichi, perché ho sofferto per quattordici anni: per quattordici anni ho pianto, ho maledetto. Ora, io ve lo ripeto Mercedes, bisogna ch’io mi vendichi!”
(Alexandre Dumas – “Il conte di Montecristo”)
“Oh, sì, io t’amo!” Disse. “Io t’amo come si ama il proprio padre, il proprio fratello, il proprio marito! Io t’amo come si ama la vita, perché tu sei per me il più bello, il migliore, il più grande degli esseri creati!”
(Alexandre Dumas – “Il conte di Montecristo”)
La vostra anima è triste e vi fa vedere un cielo tempestoso.
(Alexandre Dumas – “Il conte di Montecristo”)
Figliola mia, non abbiatevi a male di quello che dirò; pensate solo che certe volte la vita ha crudeli necessità, e bisogna sottomettervisi.
(Alexandre Dumas – “La signora delle camelie”)
“Perché” disse nella lingua sonora delle figlie di Sparta e d’Atene “perché mi fai chiedere il permesso di entrare da me? Non sei tu il mio padrone? Non sono io la tua schiava?” Montecristo sorrise a sua volta: “Haydèe” disse, “non sapete?…” “Perché non dai del tu come sempre?” Interruppe la giovane greca. “Ho dunque commesso qualche mancanza? In questo caso bisogna punirmi, ma non darmi del voi” “Haydèe” disse il conte, “tu sai che siamo in Francia, e che per conseguenza sei libera.” “Libera di far che?” Domandò la giovane. “Libera di lasciarmi.” “Lasciarti!… e perché lo farei?” “Che so io?… Vedremo gente…” “Non voglio vedere alcuno.” “E se in mezzo ai bei giovani che incontrerai, qualcuno ti piacesse, io non sarò tanto ingiusto…” “Non vidi mai uomo più bello di te, e non amai che mio padre e te”
(Alexandre Dumas – “Il conte di Montecristo”)
“-Mi perdonate il mio cattivo umore di stasera?” mi chiese prendendomi la mano.
“-Sono pronto a perdonarvene ben altri.”
“- …e mi amate?”
“-Da impazzirne.”
“-A dispetto del mio cattivo carattere?”
“-A dispetto di tutto.”
(Alexandre Dumas – “La signora delle camelie”)