Prima che soffi il vento del Sur
è d’uopo rimembrar
le tempeste rovesciate.
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action or later. Please see Debugging in WordPress for more information. (This message was added in version 6.7.0.) in /home/laforismud/www/wp-includes/functions.php on line 6114Quando ti guardo il mondo cambia forma.
Diventa un calza con ricamato un gatto, pasta cruda che mi offri a due mani perchè altrimenti cade, diventa un cartone animato che odiavo prima di guardarlo con te sulle ginocchia,un giorno, che è solo più un’ ora,che è solo un minuto, poi neanche un secondo.
Comunque assai poco, per dirti:
“Ciao, devo andare”.
Perchè il tuo modo di mettere a posto i giocattoli mi riordina i pensieri,
mentre gli orizzonti dei giorni che saranno saltellano tra scarabocchi di pastelli a cera.
Cambio forma anch’io, perchè davanti a quegli abissi che hai al posto degli occhi, svesto i panni tristi della giornata per tuffarmi nel tuo sorriso, vestito da clown, da lupo, da orso, da maiale da coniglio o da bambina.
Poco importa, purchè tu sorrida.
Guarda che mani piccole hai, ma la mia vita, tra quelle mani ci sta comoda, e ti confesso che nemmeno so se sono qui per mostrartela, o per impararla da te.
Tanto me ne scordo quando ti osservo giocare con l’universo sdraiato sul tappeto, insieme a due suoni, poi due sillabe poi un abbozzo di frase, poi uno sguardo, che parla più di quei libri.
Ma io una cosa devo chiedertela.
Anche se sentire d’esser vivo perchè tu mi respiri sul petto, dovrebbe bastarmi.
Ti chiedo di ridere dell’ uomo che ferendoti mi ucciderà, di chi proverà ad intimidirti con una posizione, dei saggi che sanno come si vive, come si parla, come si pensa, di quelli che sfrutteranno le tue capacità per poi gettarti via, di ridere delle mode e dei modi di dire, di chi ti copia perchè vorrebbe essere come te, di chi ti sminuisce perchè di te ha paura.
Ridi se vedi sorridere, anche se non ne conosci il motivo, ti basti farlo insieme a qualcuno.
Ridi di me quando vuoi, saprò starti dietro.
Ed impara a ridere di te.
Mi raccomando.
Trova il modo di cambiare forma, di adattarti a questo recipiente di terra ed acqua salata al quale un giorno ti lascerò.
Provaci crescendo a conservare l’innocenza che hai adesso, perchè io da stupido osservatore stupito ti dico che può salvare il mondo.
Ma se fallirai come ho fallito io, se questo luogo saprà sporcarti come ha fatto con me, tu sappi che da quando ti ho vista felice il mondo davanti ai miei occhi ha cambiato forma.
Ed ora indossa quella del tuo sorriso.
Stupefatto vi osservai mentre uscivate da dietro tele intrise d’astrazione.
Godevo delle vostre anime, che colando giù dai fogli, poggiavan su terre aride ed assetate di parole, le loro poesie.
Ho seguito con lo sguardo il vostro graffiar la creta, impegnati com’ eravate nel donare la libertà a quell’animo intrappolato in una scultura, che ancora non esisteva.
Prestavo a quel sogno i miei timpani, soffocati dai clacson e dalle sirene,
per riaverli leggeri e soffiati da note di corde pizzicate e chitarre distorte.
Velai questi occhi col più gioioso dei pianti, perché fu testimone di come donaste ad un mondo sopito,
il cuore pulsante della creatività, che ancora batte protetto da cento, mille, un milione di sterni.
Son vostre le costole fatte di penne e pennelli, di legna e pannelli ,di lettere, segni e strumenti.
Vi chiedo di unirvi.
Non più sotto bandiere o striscioni, restando lontani da fari o gelatine.
Vestite soltanto la caleidoscopica luce che guida una mano libera.
Rompete il silenzio , fatelo Ora, coscienti d’ essere i fortunati cantori dell’arte, non mai suoi padroni.
Io protetto da questo mantello che mi fa da sipario, che copre le spalle e l’età, sarò al vostro fianco.
Guardate la mia maschera e rivedrete i vostri quadri, leggete le righe che ne delineano i tratti e riscoprirete emozioni nascoste fra le pagine dei vostri racconti.
Cercate i miei occhi, protetti dalla nera quiete della curiosità e ritroverete i vostri,
assetati di note su pentagrammi.
Questa nostra guerra con le penne in pugno, l’unica che non lascia alle spalle morti,
portatela all’attenzione dell’umanità.
Con ogni mezzo.
In modo che sia lei a ricordare che dell’arte, dopo la natura, rimarrà l’unica depositaria.
(Gianluca Sonnessa)
David Bowie, pseudonimo di David Robert Jones nato a Londra l’8 gennaio 1947 e morto a New York il 10 gennaio 2016 è stato un cantautore e attore britannico.
David Bowie raggiunse il successo nei primi anni settanta, attraversando cinque decenni di musica rock, conquistando la fama di inventore del glam rock. Nel 2008 è stato inserito al 23º posto nella lista dei 100 migliori cantanti secondo “Rolling Stone”, i suoi brani più belli sono sicuramente “Life on Mars?”, “Space Oddity”, “Fame” e “Heroes”. Nel 2007 è stato indicato dalla rivista “Forbes” nella top ten dei cantanti più ricchi al mondo!
In questa categoria presentiamo una raccolta completa con le più belle frasi di David Bowie.
Certe volte non mi sento una persona. Non sono che un insieme di idee di altra gente.
(David Bowie)
Noi siamo artefici della vita, ma è anche vero che la vita stessa è artefice di noi stessi.
(David Bowie)
Non sono un profeta o un uomo dell’età della pietra. Sono solo un mortale con le potenzialità di un supereroe.
(David Bowie)
Per me la musica è il colore. Non il dipinto. La mia musica mi permette di dipingere me stesso.
(David Bowie)
La mia natura sessuale è irrilevante. Sono un attore, recito una parte, frammenti di me stesso.
(David Bowie)
Il rock è sempre stato la musica del diavolo.
(David Bowie)
La verità è di sicuro che non c’è nessun viaggio. Arriviamo e partiamo allo stesso tempo.
(David Bowie)
Non ho mai pensato di essere veramente gay. Andavo con gli uomini, ma non era divertente, non mi sentivo a mio agio.
(David Bowie)
Questo è lo shock: tutti i luoghi comuni sono veri; gli anni passano sul serio; la vita è davvero corta come ti dicono.
(David Bowie)
Se ci pensi, Adolf Hitler è stata la prima pop star.
(David Bowie)
Io penso alla prima canzone che ho scritto… si chiamava ‘Non riesco a non pensare a me.’ È un piccolo pezzo illuminante, non è vero?
(David Bowie)
Ho sempre avuto un bisogno ripugnante di essere qualcosa di più che umano.”
(David Bowie)
Io penso che in un certo senso abbiamo creato un nuovo tipo di persona. Noi abbiamo creato un bambino che sarà così esposto ai media che sarà perso per i suoi parenti all’età di 12 anni.
(David Bowie)
Io, io sarò re, e tu, tu sarai la regina. Sebbene niente li porterà via, possiamo essere Eroi, solo per un giorno.
(David Bowie)
Malgrado sia lontano più di centomila miglia, Mi sento molto tranquillo, E penso che la mia astronave sappia dove andare.
(David Bowie)
Hai il vestito strappato, la tua faccia è un casino. Non sei mai soddisfatta, ma l’eccesso è la tua regola.
(David Bowie)
C’è un uomo delle stelle che aspetta in cielo, gli piacerebbe venire e incontrarci, ma pensa che potrebbe impressionarci. C’è un uomo delle stelle che aspetta in cielo, ci ha detto di non scacciarlo, perché lui sa che ne vale la pena.
(David Bowie)
Pace in terra, può esserci. Negli anni a venire, forse vedremo,Vedremo il giorno di glori, Vedremo il giorno, quando gli uomini di buona volontà, Vivranno in pace, vivranno in pace ancora.
(David Bowie)
Essere al sicuro è l’ultima cosa che voglio. Voglio andare a letto tutte le sere dicendo: se non dovessi più svegliarmi, posso almeno dire di avere vissuto da vivo.
(David Bowie)
È molto importante fare errori. Molto, molto importante. Se non ne avessi fatti non sarei l’uomo che sono oggi.
(David Bowie)
Non penso che David Bowie sia necessariamente così importante, Penso che il contenuto e l’atmosfera creati dalla musica che scrivo siano più importanti.
(David Bowie)
Per me la musica è il colore. Non il dipinto. La mia musica mi permette di dipingere me stesso.
(David Bowie)
Noi siamo artefici della vita, ma è anche vero che la vita stessa è artefice di noi stessi.
La mia natura sessuale è irrilevante. Sono un attore, recito una parte, frammenti di me stesso.
(David Bowie)
Edgar Allan Poe, nato Edgar Poe (1809 – 1849), è stato uno scrittore, un poeta, un critico letterario e un saggista statunitense.
Edgar Allan Poe lo ricordiamo come uno degli autori più influenti della letteratura americana dell’Ottocento, Poe è stato l’iniziatore del racconto poliziesco, della letteratura dell’orrore e del giallo psicologico.
Sebbene la sua vita e le sue opere siano posteriori rispetto al periodo del romanzo gotico vero e proprio, Edgar Allan Poe alla fine è stato considerato anche uno dei maggiori esponenti del genere gotico.
Del movimento neogotico, infatti, riprende talune suggestioni, svincolandosi però dalle ambientazioni tipiche di tale genere, e sviluppandone maggiormente gli aspetti psicologici, indagando fra le ossessioni e gli incubi personali; pertanto può anche essere considerato come un precursore del decadentismo.
Poe, scrittore di grande inventiva, ha anticipato generi letterari quali il racconto poliziesco , e la fantascienza.
Poe è inoltre considerato il primo scrittore alienato d’America, avendo dovuto lottare per buona parte della vita con problemi finanziari, l’abuso di alcolici e sostanze stupefacenti e con l’incomprensione del pubblico e della critica dell’epoca.
In questa categoria proponiamo, una raccolta completa delle frasi più belle di Edgar Allan Poe.
Non credete a nulla di quanto sentito dire e non credete che alla metà di ciò che vedete.
(Edgar Allan Poe)
Il semplice fatto di respirare era motivo di gioia, e perfino ciò che solitamente è fonte di dolore mi procurava piacere.
(Edgar Allan Poe)
Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell’intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell’intelletto in generale.
(Edgar Allan Poe)
Essere sepolti vivi è senza dubbio, il più terribile tra gli orrori estremi che siano mai toccati in sorte ai semplici mortali. Che sia avvenuto spesso, spessissimo, nessun essere pensante vorrà negarlo. I limiti che dividono la Vita dalla Morte sono, nella migliore delle ipotesi, vaghi e confusi. Chi può dire dove finisca l’una e cominci l’altra ?
(Edgar Allan Poe)
Se guarderai a lungo nell’abisso, anche l’abisso vorrà guardare in te.
(Edgar Allan Poe)
Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte.
(Edgar Allan Poe)
Come regola generale, nessuno scrittore dovrebbe far figurare il suo ritratto nelle sue opere. Quando i lettori hanno gettato un’occhiata alla fisionomia dell’autore, di rado riescono a mantenersi seri.
(Edgar Allan Poe)
È veramente da mettere in dubbio che l’intelligenza umana possa creare un cifrario che poi l’ingegno non riesca a decifrare con l’applicazione necessaria.
(Edgar Allan Poe)
Signore aiuta la mia povera anima.
(Edgar Allan Poe)
L’ignoranza è una benedizione, ma perché la benedizione sia completa l’ignoranza deve essere così profonda da non sospettare neppure se stessa.
(Edgar Allan Poe)
Le più alte facoltà della riflessione sono utilizzate più intensamente e con maggior profitto dal modesto gioco della dama che da tutta l’elaborata futilità degli scacchi.
(Edgar Allan Poe)
Non c’è in natura una passione più diabolicamente impaziente di quella di colui che, tremando sull’orlo di un precipizio, medita di gettarvisi.
(Edgar Allan Poe)
I veri, i soli veri pensatori, gli uomini di ardente immaginazione!
(Edgar Allan Poe)
Tutto ciò che vediamo o sembriamo non è altro che un sogno in un sogno.
(Edgar Allan Poe)
Oggi sono in catene e sono qui. Domani sarò senza ceppi… ma dove?
(Edgar Allan Poe)
Non è veramente coraggioso colui che teme di sembrare od essere, quando gli conviene, un vile.
(Edgar Allan Poe)
Quando un pazzo sembra perfettamente ragionevole è gran tempo, credetemi, di mettergli la camicia di forza.
(Edgar Allan Poe)
E se guarderai a lungo nell’abisso anche l’abisso vorrà guardare in te.
(Edgar Allan Poe)
L’ignoranza è una benedizione, ma perché la benedizione sia completa l’ignoranza deve essere così profonda da non sospettare neppure se stessa.
(Edgar Allan Poe)
Empi il bicchier ch’è vuoto, vuota il bicchier ch’è pieno, non lo lasciar mai vuoto, non lo lasciar mai pieno.
(Edgar Allan Poe)
Non è tutto ciò che vediamo, o ciò che ci sembra di vedere, soltanto un sogno dentro il sogno?
(Edgar Allan Poe)
È la verità! Sono nervoso, sono stato e sono molto, molto, terribilmente nervoso; ma perché volete dire che sono un pazzo? Il male ha affinato i miei sensi, non distrutti, non annientati. Più di chiunque altro avevo avuto acuto il senso dell’udito. Ho ascoltato tutte le voci del cielo e della terra. Molte ne ho intese dall’inferno. Per questo sono pazzo? Uditemi! e osservate con che precisione, con che calma io posso narrarvi tutta la storia.
(Edgar Allan Poe)
Tutto ciò che vediamo o sembriamo non è altro che un sogno in un sogno.
(Edgar Allan Poe)
Divenni pazzo con lunghi intervalli di orribile sanità mentale.
(Edgar Allan Poe)
E allora parlammo della grande bellezza e importanza della Democrazia e ci demmo un gran da fare per comunicare al Conte un giusto sentimento dei vantaggi di cui godevamo vivendo in un luogo dove imperava il suffragio ad libitum, e non c’era re.
Il Conte ascoltò con palese interesse, e in verità sembrava non poco divertito. Quando avemmo finito, disse che, molto tempo prima, era accaduto qualcosa del genere. Tredici province egizie decisero di colpo di essere libere, proponendo in tal modo un magnifico esempio al resto dell’umanità. Riunirono i loro saggi, e apparecchiarono la costituzione più ingeniosa che fosse possibile concepire. Per qualche tempo se la cavarono non troppo male; soltanto, avevano preso l’abitudine di darsi delle arie in modo da non credersi. Alla fine, tuttavia, quei tredici stati, più altri quindici o venti, finirono in preda del più odioso, del più intollerabile dispotismo di cui mai si sia sentito parlare sulla faccia della Terra.
Chiesi quale mai fosse il nome del tiranno usurpatore. Per quel che il Conte riusciva a ricordare, il suo nome era Plebaglia.
(Edgar Allan Poe)
Non c’è in natura una passione più diabolicamente impaziente di quella di colui che, tremando sull’orlo di un precipizio, medita di gettarvisi.
La viola, la violetta, il vino.
(Edgar Allan Poe)
E così, nelle notti, al fianco io giaccio / del mio amore, mio amore, mia vita e mia sposa, / nel suo sepolcro là in riva al mare, / nella sua tomba in riva al risonante mare.
(Edgar Allan Poe)
Sono giovane e sono poeta (se l’amore per il Bello può rendere poeti) e desidero esserlo. Io sono irrimediabilmente poeta.
(Edgar Allan Poe)
Non è veramente coraggioso colui che teme di sembrare od essere, quando gli conviene, un vile.
(Edgar Allan Poe)
Dichiarare la propria viltà può essere un atto di coraggio.
(Edgar Allan Poe)
Terrore e suspense si addicono alla brevità del racconto.
(Edgar Allan Poe)
Mi pareva di essere vicino a capire, senza riuscire però a capire; come capita di essere vicini a ricordare e non riuscire a ricordare.
(Edgar Allan Poe)
Quando un pazzo sembra perfettamente ragionevole è gran tempo, credetemi, di mettergli la camicia di forza.
(Edgar Allan Poe)
Di un certo libro tedesco è stato detto giustamente che er lässt sich nicht lesse: non si lascia leggere. Ci sono segreti che non si lasciano svelare. Gli uomini muoiono di notte nei loro letti, stringendo le mani di confessori simili a spettri, guardandoli negli ochi e implorando pietà; muoiono con la disperazione nel cuore, con la gola attanagliata dalle convulsioni, per l’orrore dei misteri che non si lasciano rivelare.
(Edgar Allan Poe)
Oggi sono in catene e sono qui. Domani sarò senza ceppi… ma dove?
(Edgar Allan Poe)
Prendi questo bacio sulla fronte! E, ora che sto per lasciarti, Lascia che te lo confessi: Non hai torto tu, quando credi Che nient’altro che un sogno Sono stati i miei giorni; Se la speranza è sfuggita In una notte, o in un giorno, In una visione, o nel nulla È forse per questo meno perduta? Tutto quel che vediamo o sembriamo È un sogno dentro un sogno soltanto. Nel frastuono mi trovo di una riva Che l’onda del mare flagella, E nella mano stringo Grani di sabbia d’oro. Così pochi! Eppure come sfuggono Giù nel profondo attraverso le dita, Mentre piango e piango e piango! Oh Dio! Non posso agguantarli io Con una stretta più forte? Oh Dio! Non posso salvarne uno io Dall’ondata spietata? Non è tutto quel che vediamo o sembriamo Un sogno dentro un sogno soltanto?
(Edgar Allan Poe)
È veramente da mettere in dubbio che l’intelligenza umana possa creare un cifrario che poi l’ingegno non riesca a decifrare con l’applicazione necessaria.
(Edgar Allan Poe)
A volte, ahimè, la coscienza degli uomini si carica di un fardello tanto orribile che riusciamo a liberarcene solo nella tomba. Così l’essenza del crimine rimane avvolta nel mistero.
(Edgar Allan Poe)
Come regola generale, nessuno scrittore dovrebbe far figurare il suo ritratto nelle sue opere. Quando i lettori hanno gettato un’occhiata alla fisionomia dell’autore, di rado riescono a mantenersi seri.
(Edgar Allan Poe)
I veri, i soli veri pensatori, gli uomini di ardente immaginazione!
(Edgar Allan Poe)
Non è possibile dirvi come in principio l’idea entrò nel mio cervello; ma una volta concepita, essa mi possedé giorno e notte. Non v’era né scopo né passione.
(Edgar Allan Poe)
Anche la più sfacciata fortuna deve pur finire col sottomettersi al coraggio mai stanco della filosofia, come la più tenace città all’assedio senza tregua di un nemico.
Mi chiamo Arthur Gordon Pym. Mio padre era un rispettabile commerciante in articoli marittimi a Nantucket, dove io sono nato. Il mio nonno materno faceva l’avvocato e vantava una buona clientela. Era fortunato in tutto e aveva investito con notevole successo nei titoli di quella che un tempo si chiamava la Edgarton New Bank. Grazie a questo e ad altri mezzi era riuscito a metter da parte una discreta somma di denaro. Credo che fosse affezionato a me più che a chiunque altro al mondo, e alla sua morte speravo di ereditare gran parte dei suoi beni. A sei anni mi spedì alla scuola del vecchio signor Ricketts, un eccentrico gentiluomo che aveva un braccio solo ‐ certamente chiunque sia stato a New Bedford lo conoscerà bene. Frequentai quella scuola fino all’età di sedici anni e poi mi trasferii all’accademia del signor E. Ronald, sulla collina. Lì divenni intimo amico del figlio del signor Barnard, un capitano che d’abitudine solcava i mari alle dipendenze della Lloyd e Vredenburgh ‐ anche il signor Barnard è conosciuto a New Bedford e conta, di questo sono sicuro, molti parenti a Edgarton. Suo figlio, di nome Augustus, aveva quasi due anni più di me. Insieme al padre aveva partecipato a una spedizione sulla baleniera John Donaldson, e mi raccontava sempre delle sue avventure nel Pacifico meridionale.
Tornato negli Stati Uniti alcuni mesi or sono, dopo un’incredibile serie di avventure nei mari del Sud e altrove, di cui viene fornito un resoconto nelle pagine che seguono, feci per caso la conoscenza di alcuni gentiluomini di Richmond, in Virginia, i quali mostrarono grande interesse per tutto ciò che riguardava le regioni da me visitate e insistettero per convincermi, quasi si trattasse di un passo doveroso, a rendere pubblico il mio racconto. Vi erano tuttavia vari motivi per rifiutare, e tra questi alcuni assolutamente privati, che riguardavano me soltanto, e altri che non lo erano affatto. Poiché non avevo quasi mai tenuto un diario durante la mia assenza, a frenarmi contribuiva anche il timore di non riuscire a scrivere, affidandomi semplicemente alla memoria, un resoconto così dettagliato e compatto da possedere l’apparenza di quella verità di cui comunque sarebbe stato l’espressione; escluse, naturalmente, certe esagerazioni naturali e inevitabili, alle quali chiunque indulge quando si tratta di descrivere eventi che hanno il potere di eccitare l’immaginazione.
(Edgar Allan Poe)
Fu allora che la nostra imbarcazione si precipitò nella morsa della cateratta dove si era spalancato un abisso per riceverci. Ma ecco sorgere sul nostro cammino una figura umana dal volto velato, di proporzioni assai più grandi che ogni altro abitatore della terra. E il colore della sua pelle era il bianco perfetto della neve.
(Edgar Allan Poe)
Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato.
(Edgar Allan Poe)
È veramente da mettere in dubbio che l’intelligenza umana possa creare un cifrario che poi l’ingegno non riesca a decifrare con l’applicazione necessaria.
(Edgar Allan Poe)
Giacché oscure scorie erano su quelle ali e, al loro agitarsi, una maligna essenza ne pioveva – Fatale fu per un’anima che ben l’ha conosciuta.
(Edgar Allan Poe)
Fantasticare infaticabilmente per lunghe ore con l’attenzione fissa su qualche frivolo fregio marginale, o su qualche anomalia tipografica di un libro; incantarmi durante quasi un’intera giornata estiva nello studio di un’ombra insolita cadente di sghimbescio sulla tappezzeria o sull’uscio; perdermi per notti intere a contemplare la ferma fiamma di una lampada, o le braci del camino; sognare per giorni e giorni intorno al profumo di un fiore; ripetere monotonamente parole comuni sinché il loro suono, a forza di essere ripetuto, cessava di rappresentare alla mente un’idea purchessia; perdere ogni sensazione di movimento o di esistenza fisica, grazie a una totale rilassatezza del corpo mantenuta a lungo e ostinatamente; queste tra le tante erano le più comuni e meno perniciose divagazioni prodotte da uno stato delle mie facoltà mentali non ancora in verità del tutto ineguagliato, ma che certo sfidava una qualunque possibile analisi o spiegazione.
(Edgar Allan Poe)
E tutto quello che ho amato, l’ho amato da solo.
(Edgar Allan Poe)
Esiste allora una diabolica provvidenza che prepara l’infelicità nella culla, che getta premeditatamente esseri angelici ricchi d’intelligenza in ambienti ostili, come martiri nel circo? Vi sono dunque delle anime sacre, votate all’altare, condannate a camminare verso la gloria e la morte, calpestando le proprie macerie? L’incubo delle tenebre stringerà in una morsa eterna queste anime elette? Inutilmente si dibattono, inutilmente si addentrano nel mondo, ai suoi fini ultimi, agli stratagemmi; perfezioneranno la loro prudenza, sprangheranno tutte le uscite, barricheranno le loro finestre contro i proiettili del caso; ma il diavolo entrerà nella serratura: una perfetta virtù sarà il loro tallone d’Achille, una qualità superiore il germe della loro dannazione.
(Edgar Allan Poe)
Mascalzoni! – urlai, – smettetela di fingere! Confesso il delitto! Togliete quelle tavole! Qui!
(Edgar Allan Poe)
Come nell’etica il male è conseguenza del bene, così, nella realtà, dalla gioia nasce il dolore. Sia che la memoria della passata felicità costituisca il tormento del presente, sia che le angosce che sono abbiano origine nelle estasi che avrebbero potuto essere.
(Edgar Allan Poe)
Mi pareva di essere vicino a capire, senza riuscire però a capire, come capita di essere vicini a ricordare e non riuscire a ricordare.
(Edgar Allan Poe)
L’addio, distacco, abbandono, perdita, separazione, rottura, fine: i termini possono essere tanti, ma le sfumature che fanno la differenza sono piccole caratteristiche. Le frasi di addio possono rappresentare un momento di cambiamento in positivo, un abbandono di malattie, dolori e eventi tristi da cui ripartire con slancio ottimistico.
Perché si dice “addio“? Dio ha certamente a che fare con questa parola.
Etimologicamente, difatti, significa “vi raccomando a Dio” ed è, dunque, una forma di congedo amicale; una frase che racchiude un augurio: si ha la speranza che nulla di spiacevole possa accadere al proprio interlocutore, che la sua strada sia sempre in salita e senza troppe insidie.
Anticamente, invece, poteva essere tradotto con “a Dio piacendo”, saluto che esiste tutt’ora presso i popoli islamici: “Inshallah”.
Se siete in cerca di frasi di addio emozionanti, profonde, in questa categoria, troverete una bellissima raccolta completa di aforismi, citazioni e frasi di filosofi e pensatori sull’addio.
Chi vive il lutto sperimenta diversamente il mondo.
(Verena Kast)
Quello che mi manca di lui sono io quando stavo con lui.
(Chiara Gamberale)
Dentro il tuo cuore c’erano fuochi al galoppo e praterie oscillanti e onde melodiose e fragole innamorate.
Certe volte uscivano e andavano a far festa sulla mia mano,
finché un giorno sono venuti a dirmi parole incomprensibili e la mia mano non ha sentito più nulla.
Vicino a me un libro mi ha detto che l’amore è qualcosa che non si incatena,
viene e poi sfuma e torna nel grande nulla da cui era nato.
Ma la mia mano non legge i libri e certe notti continua ad aspettare.
(Fabrizio Caramagna)
Amare è così breve, e dimenticare così lungo.
(Pablo Neruda)
Perché è la perdita la misura dell’amore?
(Jeanette Winterson)
Molto spesso, per riuscire a scoprire che siamo innamorati,
forse anche per diventarlo, bisogna che arrivi il giorno della separazione.
(Marcel Proust)
Mi sento segare il cuore con una sega dai denti finissimi.
(Simone de Beauvoir)
La morte di un amore è come la morte d’una persona amata.
Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto.
Perfino se l’hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà,
quando arriva, ti senti invalido.
Mutilato.
(Oriana Fallaci)
Lasciarsi male è spesso l’unico modo.
(Franco La Cecla)
Ci sono mille modi per dirsi addio e il peggiore è restare.
(Comeprincipe, Twitter)
Si continua ancora lungamente a vedersi per abitudine e a dirsi con la bocca che ci si ama, dopo che i modi dicono che non ci si ama più.
(Jean de La Bruyère)
Io credo che in certi momenti si possa sopravvivere solo se il cuore muore.
(Maria Stella Conte)
In quelle ore lunghe fui la sentinella del dolore, vegliai insieme a una nuova folla di parole morte…
Devo imparare di nuovo il passo tranquillo di chi crede dove sta andando e perché…
ora mi sentivo in petto un dolore lungo che mi privava di ogni sentimento.
(Elena Ferrante)
E’ incredibile quanto durano poco le cose.
Hanno un arco così stretto e più le conosci più si restringe, più vedi la fine già dall’inizio.
Eppure stiamo al gioco ogni volta.
Ogni volta ci sforziamo di crederci.
(Andrea De Carlo)
Ho scritto la lettera d’addio al mio amore
Ora che l’amo. Per quando accadrà.
Ché se un amore è così bello
merita pure l’addio pieno d’amore
(anna_salvaje, Twitter)
Il concetto di rinascere, di cambiare vita diventa un valore che sostituisce quello della continuità e della fedeltà a sé e agli altri.
(Zygmunt Bauman)
L’uomo non è mai solo.
È sempre abbandonato.
(Mauro Parrini)
Ognuno porta in fondo a sé stesso come un piccolo cimitero di coloro che ha amato.
(Romain Rolland)
Io non piango, non serve a niente e non dà alcun vantaggio.
E’ indegno del mio destino.
Per piangere bisogna aver ricevuto un minimo d’affetto.
Io non ne ho mai avuto. No, nessuna lacrima.
E nemmeno emozioni.
L’emozione mette in subbuglio le cose.
Rischia di perturbare i miei calcoli.
E se mai dovessi piangere, non lo farei mai in pubblico, ma solo.
Chiuso.
O sott’acqua.
La lacrime si mescolerebbero con l’acqua, e non le vedrei, non le avrei perse.
(Tahr Ben Jelloun)
Era finita, le dispiaceva che fosse finita, ma era venuto meno l’amore.
Fui sopraffatto da un senso di tradimento, tradimento perché una relazione,
nella quale avevo investito così tanto, era stata dichiarata fallita senza che nemmeno me ne accorgessi.
(Alain de Botton)
L’inferno è la sofferenza di non poter più amare.
(Fëdor Dostoevskij)
«La signorina Albertine se n’è andata!»
Come, più della psicologia stessa, la sofferenza la sa lunga in materia di psicologia!
Un momento prima, mentre mi stavo analizzando, avevo creduto che una separazione senza essersi riveduti fosse appunto quella che avevo desiderata;
e, paragonando la mediocrità dei piaceri che Albertine mi dava con la ricchezza dei desideri che mi impediva di realizzare,
mi ero riconosciuto assai acuto, concludendo che non volevo più vederla, che non l’amavo piú. Ma quelle parole:
“La signorina Albertine se n’è andata!” avevano provocato un dolore tale nel mio cuore, che non avrei saputo resistere più a lungo.
(Marcel Proust)
Qualsiasi essere amato – anzi, in una certa misura qualsiasi essere – è per noi simile a Giano: se ci abbandona,
ci presenta la faccia che ci attira; se lo sappiamo a nostra perpetua disposizione, la faccia che ci annoia.
(Marcel Proust)
Il cuore umano è indistruttibile.
Tu immagini soltanto che sia spezzato. In realtà è lo spirito che subisce il vero colpo.
Ma anche lo spirito è forte, e se lo desideri, si può sempre riprendere.
(Henry Miller)
A volte i momenti migliori e peggiori della vostra vita possono coincidere.
Questo è il paradosso di un addio.
(Fragmentarius)
La paura della vita si supera vincendo la paura della morte.
La paura dell’amore si supera vincendo la paura del distacco.
(Giorgio Agnisola)
L’amore è anche imparare a rinunciare all’altro,
a saper dire addio senza lasciare che i tuoi sentimenti ostacolino ciò che probabilmente sarà la cosa migliore per coloro che amiamo.
(Sergio Bambarén)
Che cos’è quella sensazione quando ci si allontana dalle persone e loro restano sulla pianura finché le si vede appena come macchioline che si disperdono?…È il mondo troppo vasto che ci sovrasta, ed è l’addio.
Ma noi puntiamo avanti verso la prossima pazzesca avventura sotto i cieli.
(Jack Kerouac)
Il mondo è rotondo e il luogo che può sembrare la fine può anche essere l’inizio.
(Ivy Baker Priest)
Scusami,
ho usato la nostra canzone
per una nuova relazione.
(Stefano Benni)
Il nostro Addio è terribile con quella doppia che spinge due vocali fuori dalla vita.
Adios è la perfezione. Adieu una mediazione addolcita.
(OldStevenson, Twitter)
C’è stato un tempo in cui ho pensato che l’ho amata più della vita stessa.
Ma adesso io odio di lei qualunque cosa.
Come si spiega questo? Che cosa è successo a questo amore?
Cosa è cambiato, è quello che mi piacerebbe sapere.
Vorrei che qualcuno me lo potesse dire.
(Raymond Carver)
Il lasciato, la lasciata lo sanno bene che c’è qualcosa che rimane nascosto,
che lo stesso lasciante non sa.
Una buona parte della ragioni del lasciare stanno in una zona oscura,
da cui nessuna archeologia e nessuna capacità di predizione riesce a liberarle.
Chi viene lasciato pensa che l’altro sappia più di lui/lei, nasconda qualcosa.
L’altro, l’altra che ci lasciano hanno le proprie ragioni che essi stessi non conoscono.
(Franco La Cecla)
Forse, in ultima analisi,
mi vedevano come qualcosa che non ero e io ho cercato di trasformarli in qualcosa che non avrebbero mai potuto essere.
(Anonimo)
Con le donne accade due volte di non saper cosa dire:
all’inizio e alla fine d’un amore.
(Gesualdo Bufalino)
Di un amore finito ti mancano anche i momenti brutti, anche le infelicità.
(Ivan Cotroneo)
C’era una stella sola e limpida nel cielo colore di rose,
un battello lanciò un addio sconsolato, e sentii in gola il nodo gordiano di tutti gli amori che avrebbero potuto essere e non erano stati.
(Gabriel Garcia Marquez)
Se ami saprai che tutto inizia e tutto finisce,
che c’è un momento per l’inizio ed un momento per la fine e questo non crea una ferita.
Non rimani ferito,
sai che quella stagione è finita.
Non ti disperi, riesci a comprendere e ringraziare l’altro:
“Mi hai dato tanti bei doni, mi hai donato nuove visioni della vita, hai aperto finestre nuove che non avrei mai scoperto da solo.
Adesso è arrivato il momento di separarci, le nostre strade si dividono”.
Non con rabbia, non con risentimento, senza lamentele e con infinita gratitudine, con grande amore,
con il cuore colmo di riconoscenza.
Se sai come amare, saprai come separarti.
(Osho)
I sentimenti dell’uomo sono sempre più puri e incandescenti nell’ora dell’ incontro e nell’ora dell’addio.
(Jean Paul Richter)
Difficile è l’arte di iniziare, ma ancora più difficile è l’arte di porre fine.
(Anonimo)
Non piangere perché è finita. Sorridi perché è successo.
(Dr. Seuss)
Non essere amati è una sofferenza grande, però non la più grande.
La più grande è non essere amati più.
(Massimo Gramellini)
Avevo risposte bellissime
per le domande che non mi hai fatto.
(ChiaraNonEsiste, Twitter)
È duro, senza dubbio, non essere più amati quando si ama;
ma niente in confronto a essere ancora amati quando non si ama più.
(Georges Courteline)
A prendere posizione, a volte, si perde qualcuno.
A non prenderla, a volte, si perde se stessi.
(alfcolella, Twitter)
Quel miracolo lì, di incontrarsi per doversi dire addio e annegare in un abbraccio che sa di nuovo inizio
(ceciliaseppia, Twitter)
Accetta ciò che è,
lascia andare ciò che era
e abbi fiducia in ciò che sarà.
(Anonimo)
L’inizio è dolce, assurdo, felice.
L’intreccio pieno di buona volontà, forte e carico di tensioni.
La fine, una lacerazione.
(Nuria Barrios)
Sarebbe un Mondo migliore se “Ti amo” e “Addio” si potessero dire una sola volta nella vita.
E mai alla stessa persona.
(mheathcliff, Twitter)
Per un po’ forse continuerò a urlare il tuo nome a me stesso, nel cuore.
Ma alla fine la ferita si cicatrizzerà.
(David Grosmann)
Io penso che alla fine tutta la vita non sia altro che un atto di separazione,
ma la cosa che crea più dolore è non prendersi un momento per un giusto addio.
(Dal film “La vita di Pi”)
L’amore non muore mai di morte naturale. Muore perché noi non sappiamo come rifornire la sua sorgente.
Muore di cecità e di errori e tradimenti. Muore di malattia e di ferite, muore di stanchezza, per logorio o per opacità.
(Anaïs Nin)
Le parole se ne stanno zitte sulla soglia a un passo da te che resti fuori,
e io non so come chiamarti e chiederti di tornare indietro.
E’ così che nascono gli addii.
(Fabrizio Caramagna)
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
(Eugenio Montale)
Volenti o nolenti l’abbandono ci introduce, dal primo momento in cui lo subiamo,
in una terra desolata che non conoscevamo, ci fa ascoltare un timbro inedito della disperazione e della fatica dell’esistere e del desiderare.
(Emanuele Trevi)
Come porre termine, come chiudere: è su questo e non certo su come iniziare o aprire qualcosa,
che chi vive la vita liquido moderna ha urgente bisogno di istruzioni.
(Zygmunt Bauman)
Ogni donna che ha finalmente capito il suo valore, ha raccolto le valigie del suo orgoglio,
è salita sul volo della libertà,
ed è atterrata nella valle del cambiamento.
(Shannon L. Alder)
Quando un amore finisce, uno dei due soffre.
Se non soffre nessuno, non è mai iniziato.
Se soffrono entrambi, non è mai finito.
(Marilyn Monroe)
Non era questione di essere felice o infelice. Io non volevo più essere me.
(Sarah Dessen)
“E secondo te quanto dura un arcodamore?”, le ho chiesto.
“La parte vera, non quella che poi magari continua sottoterra come uno scavo di talpa”.
“Dipende”.
“Ma in media?”, le ho detto. “Qual è la tua media? Qual è il tuo massimo?…
E se uno non ha voglia di vedere scendere l’arco cosa deve fare?
Tagliarlo nel momento migliore? Senza aspettare? Saltare giù come si salta da una finestra?”
(Andrea De Carlo)
L’inizio dell’amore è spesso simultaneo.
Non così la fine: da ciò nascono le tragedie.
(Alessandro Morandotti)
Mi si erano spente le vene, gelata la pelle.
Avevo avuto freddo, lui se ne era andato.
(Elena Ferrante)
Ci siamo innamorati delle stesse cose – il sole,
una strada di mare, una panchina, un libro – e adesso che le nostre vite si sono separate non ci chiediamo che tristezza c’è nelle cose nell’essere guardate da due occhi anziché da quattro.
(Fabrizio Caramagna)
“Ti lascio” corrisponde a un “Ti amo”, è una pretesa, non un dialogo.
(Franco La Cecla)
Pensare che non l’ho, sentire che l’ho perduta.
Sentire la notte immensa, più immensa senza di lei.
(Pablo Neruda)
L’inferno è non amare più.
(Georges Bernanos)
E’ il più vuoto e tuttavia il più pieno di tutti i messaggi umani: “Addio”.
(Kurt Vonnegut)
Con ogni addio impari.
E impari che l’amore non è appoggiarsi a qualcuno
e la compagnia non è sicurezza.
E inizi a imparare che i baci non sono contratti
e i doni non sono promesse.
(Jorge Louis Borges)
Teneva gli occhi fissi sulle labbra di Hervè Joncour, come se fossero le ultime righe di una lettera d’addio.
(Alessandro Baricco)
Noi viviamo per dire sempre addio.
(Rainer Marie Rilke)
Perché ci vuole un minuto per dire ciao e sempre per dire addio?
(Anonimo)
È più facile capire quando l’amore comincia che quando finisce.
(Roberto Gervaso)
Se fosse morto saprei almeno chi ho perduto e chi sono io.
Adesso non so più niente.
Tutta la mia vita è sprofondata dietro di me come in quei terremoti in cui la Terra si divora da sé.
Sprofonda dietro di voi man mano che fuggite.
(Simone De Beauvoir)
A volte devi dire addio prima di poter dire ciao.
(Dal film “Sotto il cielo delle Hawaii)
Pensò: ora vado a salutarla di nuovo. Poi subito si corresse:
no, gli addii non si ripetono, la prima volta sono romantici, la seconda noiosi, la terza ridicoli o tragici.
(Stefano Benni)
E’ una strana sensazione dirsi addio,
c’è anche un po’ di invidia.
(Dal film “La mia Africa”)
Non lasciarti sgomentare dagli addii.
Un addio è necessario prima che ci si possa ritrovare.
E il ritrovarsi dopo momenti o esistenze, è certo per coloro che sono amici.
(Richard Bach)
Senz’addii m’hai lasciato e senza pianti; devo di ciò accorarmi?
Tu non piangevi perché avevi tanti, tanti baci da darmi. Durano sì certe amorose intese quanto una vita e più.
Io so un amore che ha durato un mese, e vero amore fu.
(Umberto Saba)
Gli addii non contano. Conta solo quello che c’è stato.
(Dal film “Perdutamente tua”)
Nessuno osa dire addio ad un’abitudine.
Molti suicidi si son fermati sulla soglia della morte per il ricordo del caffè dove vanno tutte le sere a fare la loro partita a domino.
(Honorè De Balzac)
Addio mio piccolo signore, che sognavi i treni e sapevi dov’era l’infinito;
tutto quel che c’era io l’ho visto, guardando te. E sono stata ovunque, stando con te.
(Alessandro Baricco)
C’era una stella sola e limpida nel cielo colore di rose,
un battello lanciò un addio sconsolato, e sentii in gola il nodo gordiano di tutti gli amori che avrebbero potuto essere e non erano stati.
(Gabriel Garcia Marquez)
La storia di una vita è più breve di un battito di ciglia.
La storia di un amore è ciao e addio finché non ci rivedremo.
(Jimi Hendrix)
Che cos’è quella sensazione quando ci si allontana dalle persone e loro restano sulla pianura finché le si vede appena come macchioline che si disperdono?…
È il mondo troppo vasto che ci sovrasta, ed è l’addio.
Ma noi puntiamo avanti verso la prossima pazzesca avventura sotto i cieli.
(Jack Kerouac)
Cos’è Liquid Lives?
Liquid Lives è il secondo singolo della band britannica Hadouken; ha raggiunto i primi 40 del Regno Unito e attualmente il singolo più venduto dell’album.
La canzone si occupa delle abitudini bere del popolo britannico e di come colpisce persone diverse, come citato “una ragazza che viene data alla violenza Viene anche menzionato un uomo che “è caduto dal cavallo e si è sparato” e “un autista ubriaco”.
Alcune delle piùfrasi di Liquid Lives, sono state estrapolate e tradotte dal suo testo, spopolando sul Web.
Dopo una nostra accurata ricerca, abbiamo pensato, di creare una raccolta con le più belle frasi di Liquid Lives che troverete in questa categoria!
Delle volte ci fossilizziamo così tanto su qualcuno, da non renderci neanche conto che,
questo qualcuno, non è la persona che vorremmo accanto.
Succede.
Succede che ci investiamo talmente tanto; che c’impuntiamo ancor di più,
quasi fino a non renderci conto che stiamo proiettando, su quel qualcuno,
le caratteristiche che noi vorremmo avesse,
ma che, in fin dei conti, non ha.
Io le chiamo persone ossessione.
Quelle che mi si infilano tra i punti deboli, e che restan lì esclusivamente per ferirmi, per ferirci.
E spesso, stupidamente, e consapevolmente, li lasciamo fare.
Lasciamo che ci distruggano, a poco a poco, e li osserviamo andar via e tornare a proprio piacimento.
Non è questione di stupidità, non si è stupidi quando si affida il proprio cuore nelle mani di qualcun altro.
Anzi, si tratta di essere coraggiosi, di avere coraggio.
Solo che, delle volte, lo affidiamo nelle mani sbagliate.
Tra le braccia di chi non è capace di stringerci abbastanza.
Di stringerci quando serve.
Però, poi, finisce. Ci si sveglia.
Ci si rende conto.
Fortunatamente.
Non è mai troppo tardi, dicono.
E quando accade è un po’ come tornare nel mondo vero.
Un po’ come liberarsi da un peso che credevamo indistruttibile.
Dura fino a quando vuoi.
Non è vero che non si riesce.
Non è vero che si è in trappola.
Ci si può salvare.
Bisogna salvarsi.
È un obbligo.
Siamo rimasti nelle mani sbagliate per troppo tempo.
Basta riafferrare le redini della propria vita.
Quando vuoi.
(Liquid Lives)
Non ti fidare mai di chi da un giorno all’ altro ti da tutto se stesso.
Fidati di chi, dopo tanto, ha ancora paura di disturbare, dice ancora “Permesso” quando entra in casa tua, di chi la sera ti manda la “Buonanotte”.
Fidati di chi ti abbraccia quando gli pare, fidati di chi ti sottolinea i suoi difetti e non quelli degli altri.
Non confondere mai le persone vere con le altre, perché sai,
un giorno potresti rimanerci male e potresti spaccare il muro della tua camera a pugni.
Diresti “Lo sapevo”, e sarebbe troppo tardi.
Fidati di te stesso, le tue sensazioni,
le tue emozioni e non farti mai prendere in giro da chi è di fronte, perché sai,
la gente al giorno d’oggi studia recitazione negli occhi degli altri.
(Liquid Lives)
Io lo voglio testardo, che mi tiene testa fino alla fine,
orgoglioso quanto basta. Lo voglio geloso da morire,
ma di quella gelosia morbosa che lo manda fuori di se.
Voglio che mi mandi a fanculo per tutto il giorno e la sera se ne esce con qualcosa di dolce per rimediare.
Voglio che mi stia con il fiato sul collo,
che accetti il mio caratteraccio, che ci scanniamo dalla mattina alla sera per poi fare pace
e magari trovarmi un messaggio con scritto:
“Sei una stronza e non ti immagini quanto ti odio, ma senza di te non ce la faccio”.
Vorrei poterci scherzare tranquillamente.
E voglio che mi ami da morire.
Lo voglio come me.
(Liquid Lives)
Nessuno conosce la vera me.
Nessuno sa quante volte mi sono seduta nella mia stanza e ho pianto,
quante volte ho perso la speranza,
quante volte sono stata delusa.
Nessuno sa quante volte ho dovuto trattenere le lacrime,
quante volte sono stata sul punto di scattare, ma non l’ho fatto per il bene degli altri.
Nessuno sa i pensieri che sono passati nella mia mente quando ero triste,
quanti orribili fossero.
Nessuno mi conosce.
(Liquid Lives)
Ho sempre sognato il principe azzurro, quello perfetto, quello che ti porta i fiori a casa.
Ma non esiste un principe azzurro, nessuno è perfetto.
Ed è per questo che non voglio l’uomo piu’ bello, piu’ simpatico o piu’ ricco.
Il mio uomo deve avere dei buoni valori.
Deve rispettarmi. Deve essere il piu’ semplice, deve farmi sorridere e piangere dalla gioia..poche volte dal dolore.
Deve essere sincero tanto che se un giorno vorrebbe mandarmi a fanculo me lo dovrà gridare in faccia! “VAFFANCULO !!! ”.
E dopo vorrei vederlo tornare da me ad abbracciarmi e baciarmi.
Voglio un uomo che non si arrenda al primo ostacolo, che faccia di tutto per tenermi stretta, per non farmi andare via.
Voglio qualcuno che non abbia vergogna di farsi vedere con gli occhi gonfi e pieni di lacrime.
Voglio qualcuno che mi consoli e che si faccia consolare.
Qualcuno che mi ama, qualcuno che ama solo me,
i miei pregi ed i miei tanti difetti e sopratutto che si faccia amare per quello che è.
Insomma l’uomo che voglio, quando sono a letto cercando di dormire,
deve farmi pensare : questo qui me lo sposerei anche domani!
(Liquid Lives)
E se hai bisogno e non mi trovi,
ricordati dove cazzo eri quando io avevo bisogno di te.
(Liquid Lives)
Tutto é in disordine: I capelli.
Il letto. Le parole. La vita. Il cuore.
(Liquid Lives)
Le tue grida sono venute a trovarmi ieri sera.
Mi hanno portato una bottiglia di malinconia ed un pacchetto di rabbia.
Io allora ho spostato la sedia, accendendo un bastoncino d’incenso agli agrumi, mentre chiudevo la tenda.
Quindi le ho fatte accomodare, e per tutta la notte abbiamo bevuto e fumato.
Ci siamo ascoltati, mentre il soffitto teneva basse le grida ed il pavimento sosteneva il peso dei silenzi.
Ci siamo scambiati il bicchiere, bevendo a piccoli sorsi
dividendo il pacchetto ridotto con le ore ad un piccolo cumulo di mozziconi spenti e cenere.
E con quella cenere ci siamo cosparsi il capo.
Poi abbiamo taciuto,ubriachi e con la tosse
Ubriachi, con la tosse, ma sereni.
Fino a quando, alle sei del mattino, mentre la luce tagliava una strada di quattro piastrelle che andava verso il tavolo, riuscimmo a godere di un silenzio pieno di foglie e passeri, vento e brezza, di corteccia e di maggiolini poggiati sui verdi capelli del mondo.
E fummo piatti di una bilancia capaci di guardarci negli occhi, senza alzare o abbassare lo sguardo.
Cosi, prendendoci per mano, buttammo la bottiglia vuota ed il pacchetto accartocciato.
Mentre sul fuoco il miglior caffè della nostra vita, ci cantava il suo buongiorno.
Solo rimasi col vizio
mentre diabolico
ingollava sopite virtù.
Empio del debole animo,
di cui avido divorava brandelli,
ghignante pasteggiava
volto alla pallida luna.
Ed ella stupita di cotanta ingordigia
piangeva stelle che
si spegnevan sul nascere.
Volentieri barattai
nella notti seco passate
il silenzio assordante delle labbra
col rilassante frastuono
del frullar dè pensieri
non mai più profondo di
uno strato di pelle,
né mai superficiale come
la sana, vostra, ostentata lucidità.
Io vivo di ciò che buttate,
son spazzino dei momenti vostri,
accartocciati come foglietti
e gettati sul selciato sterile
dell’autocommiserazione.
Mai fummo cosi tanto soli
come da quando
dimenticammo noi stessi.
Nella penombra di quel sano inebriarsi,
quando il mondo sotto i lampioni
mendica attenzione,
quando mentre dormite il vostro
cervello finalmente liberato
dalle palpebre chiuse
esplode in frammenti di genio
che chiamiamo sogni…
Ebbene lo ammetto,
io ho il vizio di guardarvi,
ad uno ad uno,
fino a quando dal mio balcone,
sospeso nella più irreale
delle notti,
maledico le prime luci
dell’alba.
Non mi ama lo so benissimo.
Ma che ci posso fare?
A volte mi fa rabbia, ma a volte anche pena.
Non ditemi che mi userà per poi gettarmi via quando vuota e consumata non saprò più cosa dire.
So già anche questo.
Lo percepisco nell’ istante in cui posa su di me le dita fredde ed annerite dalla rabbia che cola dai bordi del tavolo, o mentre studia l’insonnia che divora le sue notti.
Ne ho conferma quando ad un tratto digerito dai deliri dal quale si fa ingoiare, mi lancia contro un muro intonacato di fumo e di noia, chiudendo le tempie coi palmi e maledicendomi, con un fil di voce, come se fossi la causa, e non l’impotente valvola di sfogo del suo Maldivita.
Ma finirà per cercarmi di nuovo.
Ed io sarò di nuovo lì per lui.
Voi potete anche prendermi in giro, dirmi che sono debole e inutile, che senza di lui non sarei nessuno, che come me al mondo ce ne sono migliaia e che non sono nemmeno tra le migliori.
Ditemi pure che sono un’ illusa perchè pronta a scrivere a lettere cubitali che di me, non può farne a meno.
Tornerà ad abbracciarmi come sempre.
Se lo conosco bene lo farà tra poco.
Verserà un mezzo bicchiere di rosso mentre lancia lo sguardo al viale alberato, alla ricerca di un viso ridente nascosto fra rami abbracciati.
Ed io lo guarderò in silenzio,mentre
gusta le note di “Old and wise”, perso nella carezza che il silenzio sa dare al suono, mentre il suo viso,a fine brano,sarà specchio della combattiva rassegnazione che in lui arde.
Darà fuoco al tabacco stretto nella cartina sbuffando il fumo sul vetro, mentre sorride con gli occhi tristi di chi non trova quel viso tra i rami.
Quindi un sorso, mentre le palpebre pietose vorrebbero calare come un sipario di fine serata.
Noi siamo una cosa sola ma lui ancora non sa.
Perché sono la memoria lenta e consumata del suo attrito col mondo, la scalpitante disillusione che gli tormenta lo sterno con inaudita schiettezza, il soffio scuro che gli libera le tempie dai palmi.
Perchè se odiando me darà un solo raggio di luce al mondo io non avrò vissuto invano,e sarò felice di avervi donato fino alla ultima goccia del mio inchiostro.
La sua penna.